Project Detail: Quando sorgono le Pleiadi

Contest:

Emerging photographers 2018



Brand:

LuganoPhotoDays



Author:

Ivan Terranova

 

Project Info

Quando sorgono le Pleiadi

Il paesaggio ha sempre suscitato un grande fascino negli artisti, anche se nei suoi primi sviluppi esercitava ben poca influenza, essendo considerato solo come “sfondo” al soggetto principale. Con l’andare del tempo il paesaggio è diventato indispensabile per esprimere concetti e sentimenti. Tra i più complessi è affascinanti esperimenti artistici contemporanei, ispirati al paesaggio, si annoverano le realizzazione riconducibili alla cosiddetta Land Art; opere di intervento diretto nei territori naturali e spazi incontaminati, tese a fare emergere le dissonanze dell’epoca contemporanea. Il nostro rapporto con il paesaggio non si esaurisce nello sguardo e nella contemplazione ma implica una partecipazione sensoriale che si carica di grande significato psicologico. Il paesaggio non è solo porzione di territorio che si mostra ai nostri occhi. È un luogo in cui mondo esterno e mondo psichico si incontrato e si ricompongono, inaugurando nuovi confini. Studiosi delle preferenze paesaggistiche Rachel and Stephen Kaplan indicano quattro elementi generali in grado di predire la preferenza: la coerenza ( grado di concordanza e sintonia tra gli elementi), la leggibilità( facilità con cui un paesaggio può essere catalogato) ma anche la complessità (varietà degli elementi che compongono la scena paesaggistica) e il mistero (variabili che suscitano l’arcano). Secondo la cosiddetta “Attention Restoration Theory” Kaplan cerca anche di individuare alcune caratteristiche che sarebbero alla basa di preferenze dettate dal bisogno di rigenerazione: la lontananza fisica e concettuale, la fascinazione, l’estensione dello spazio, la compatibilità con le nostre inclinazioni e interesse. Le parole del paesaggio sono infinite: è al tempo stesso una scoperta, un invenzione e un ritrovamento. Freud legge la presenza onirica del paesaggio come un modo di rappresentare il ruolo dell’origine, della “Madre Terra”. Per ritrovare noi stessi, all’esplorazione del mondo interno, dobbiamo affiancare quella dei nostri paesaggi. Le percezione visive diventano visioni mentali, strutture psichiche che abitano anche i nostri ricordi primordiali. Il paesaggio viene percepito secondo invarianti che attivano circuiti neurali da cui scaturiscono risposte intrise di soggettività, ricordi e riflessioni; una sinergia di tanti apparati compresa l’immersione corporea. Anche la fotografia permette di entrare in stretto contatto non solo con la natura ma con il luogo stesso che si è deciso di immortalare. Da questo punto di vista è come se il fotografo diventasse un tutt’uno con l’ambiente circostante, permettendogli di esprimere la visione di una dimensione personale. La fotografia di paesaggio non si improvvisa, le foto escono dalle testa, vanno pensate e poi realizzate. Entrano in gioco diversi fattori tra cui saper cogliere l’attimo e saper vedere cose che gli altri non vedono. Occorre escogitare un sistema di osservazione finalizzato a indurre chi guarda quel foglio di carta stampato a perdersi nel percorso virtuale che il fotografo a compiuto. Quello che deve stupire in una foto è vedere in maniera nuova le cose che abbiamo sotto gli occhi, percepire un mondo filtrato attraverso la cultura e la psiche dell’autore che ha realizzato quello scatto. È necessario guardare oltre, stupirsi del miracolo che giace sotto l’apparenza delle cose. L’ obiettivo di una fotografia di paesaggio pertanto, non deve essere il mero conseguimento di un risultato puramente estetico, quanto il vivere e far vivere un’ esperienza che aiuta a orientarsi nelle proprie sensazioni e emozioni, aprirsi alla novità e al mistero. Bisogna guidare lo sguardo al di là delle apparenze, delle banalità, del pregiudizio, dell’esteriorità e vivere una forma più intensa di conoscenza rinunciando ai rumori del mondo. Nelle mie foto ho voluto inserire elementi evocativi e trasformativi. L’uso idiomatico del soggetto diventa la mia poetica e il mio rapporto con il metafisico. Guardando all’interno dell’obiettivo provo una sensazione di resa e di abbandono, un’ impressione fusionale di perdita dei confini. Ciò che deve suggestionarmi è l’irruzione improvvisa di una sovversione dei sensi e del senso, per cui un oggetto, come in una ierofania, diventa un’altra cosa senza cessare di essere se stesso. L’acquisizione del simbolico è una pratica antica e comune a tutti gli uomini. Il “primitivo” non conosceva esistenza di cose neutre, inerti; ogni cosa era misteriosamente viva e mandava messaggi. Le pietre hanno parlato anche ai mistici e ai filosofi. Nel mio pensiero il rapporto con il paesaggio implica una solitudine radicale finalizzata ad un incontro con il mondo ancestrale, un mondo fatto di silenzio, dove le immagini diventano elementi rievocativi. Silenzio e non assenza; silenzio inteso come indice di partenza evocativa, un silenzio indeclinato, esistenziale e mistico. Reich scrive che la parola è nata dal silenzio come la vita dalla morte. Il silenzio ci insegna a evocare, a trattenere il fiato, a vedere oltre l’immagine delle cose, oltre i confini del tempo. Un altrove che ci interpella, che può essere religioso o semplicemente spirituale. Il silenzio ci appartiene, è della natura; si deve cercare e paradossalmente ascoltare. Il silenzio riempie lo spazio e ci sintonizza a ritmo lento del nostro pianeta, un ritmo reso visibile dall’alternanza del buio e della luce. Fondamentale nella mia opera è l’elemento della luce, che si scontra con l’oscurità e esce fuori da un completo ricorso a una immaginazione emozionale. Nelle mie fotografie il buio non è assoluto; ho preferito cogliere quel momento particolare in cui il chiarore morente non ha ancora ceduto il passo all’oscurità. È un istante magico “ L'Heure Bleue dei poeti” in cui il paesaggio sembra avvolto in una atmosfera ovattata e sospeso in una dimensione irreale. L’ora blu è un istante inafferrabile, uno spazio interiore, una contemplazione in cui si respira il soffio vitale dell’universo. Le atmosfere catturate in questo lasso temporale sono enfatiche e surreali; un attimo in cui tutto sembra possibile.

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