I territori della velocità

Ovvero la necessità di rendere conto dell’assenza del bello ed evocarlo.

Il progetto è stato realizzato durante i lavori della linea veloce Bologna-Milano, nella provincia di Reggio Emilia, negli anni 2006-2009. Si è indagato sul cambiamento del paesaggio e sull’impronta inequivocabile sul vissuto delle persone che vivono e lavorano nelle vicinanze della “linea veloce”.
Tutto, nei territori della velocità, è stato sospeso per anni. Sono stati creati nuovi paesaggi, a volte legati ad avvenimenti dei "piccoli niente", in cui si scopre e si rivela il senso della confusa materia della vita. A volte, le trasformazioni sono state più complesse e, tutto l’umano, il lavoro, i luoghi sono, infine, mescolati. Le persone, incontrate e anche cercate, hanno raccontato le loro storie, i loro spaesamenti, in una situazione in continua evoluzione. In essa, pezzi di paesaggio scompaiono, anche se sono il frutto del lavoro di generazioni, e altri riappaiono, includendo tutti gli aspetti della vita quotidiana. Ci si è chiesti che cosa fa diventare il territorio un paesaggio o se esso sia la visione che ne può avere un artista. Il lavoro è stato realizzato in tempi diversi ed è costituito da numerose foto.
La storia presentata è una di quelle raccolte e ha come sottotitolo "Posso fotografare le sue rose?", la domanda con cui sono entrata in contatto con la signora fotografata, introducendomi furtivamente nel suo giardino.

E' anche l'inizio di una conversazione in cui la signora racconta lo spaesamento, il forzato abbandono della casa di famiglia, frutto del lavoro di generazioni e testimone di fatti storici importanti (Resistenza) per motivi di sicurezza in quanto l'abitazione si trova a distanza assai ravvicinata al nuovo elettrodotto. Il risarcimento economico sarà adeguato ma non quello affettivo. Successivamente ho incontrato la signora nella nuova casa. Il modesto giardino delle rose è stato abbandonato.