LuganoPhotoDays 2015 Pro
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Gianluca Pavarini
I migranti di Calais
Da questa cittadina al nord della Francia partono i traghetti per l'Inghilterra e ormai da anni i migranti cercano di nascondersi nei camion.
La città è infatti conosciuta in tutto il bacino del mediterraneo come punto di accesso clandestino al territorio inglese, unica nazione che riesce ancora oggi a offrire lavoro agli immigrati.
Nel 2014 però, a seguito dei conflitti in medio oriente e alle dittature centro-Africane c'è stato un esponenziale aumento di “Passeurs” come li chiamano i francesi, tanto che il piccolo centro accoglienza in pochi mesi ha lasciato il posto a sistemazioni di fortuna.
In città i migranti si sono raggruppati in tre principali aree:
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Squat Galloo: ex fabbrica abbandonata, dove sopravvivono circa 500 persone, per la maggior parte provenienti da Sudan ed Eritrea.
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Tioxide: una palestra ed un campo da calcio all'ombra di un industria chimica. Provenienza Etiopia ed Eritrea.
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Jungle: una comunità di un migliaio di individui tra Afghani, Siriani e Sudanesi, vivono in condizioni limite all'interno di un bosco a ridosso dell'area d'imbarco dei traghetti.
Si è creato un imbuto, «un muro invisibile» come lo definisce il quotidiano francese “Libération”, perchè con l'aumento di migranti, sono aumentati anche i controlli, che oggi sorvegliano 24h/24 gli accessi ai traghetti.
Mi raccontano che fino al 2013 almeno una decina di persone al giorno riuscivano ad imbarcarsi clandestinamente, mentre ad oggi la cifra non supera quella di 40 persone al mese.
E' preoccupante la situazione in cui vivono i migranti, condizioni di igiene precarie, cibo appena sufficiente solo grazie alle associazioni umanitarie, che ogni giorno distribuiscono pasti caldi.
Ci sono ragazzi che vivono nella jungle da mesi, senza riuscire a trovare una soluzione o provare a cambiare meta.
Aziz, afghano 30 anni con forte accento romano, racconta che ha lavorato in Italia come lavapiatti per 1 anno, ma a 350 euro al mese non riusciva nemmeno a pagare l'affitto, quindi ha deciso di continuare il proprio viaggio della speranza, iniziato 2 anni prima.
Mi confida che nell'ultimo periodo i flussi migratori di afghani verso l'Inghilterra si stanno spostando in Norvegia, “dove si trova lavoro, ed è più facile entrare” dice.
Il reportage è il riassunto di una settimana passata con i migranti, dove per molti la sistemazione temporanea sta diventando sempre più quotidiana e duratura, ma insostenibile.