LuganoPhotoDays 2015 Open
LuganoPhotoDays
Adriano Zanni
Novi Beograd
Molti dicono che il palazzo dello stato maggiore dell'esercito devastato dalle bombe deve restare com’è, come monumento. Qualcun altro, magari più sincero e meno legato alla retorica nazionalista, ammette che forse non ci sarebbero neanche i soldi per mettere a posto tutto, visto che la Serbia continua a vivere in una situazione finanziaria ed economica decisamente al di sotto degli standard occidentali. A poche centinaia di chilometri da noi, nel cuore dell'europa, Belgrado dopo il folle sogno infranto della grade Serbia. Da un lato la città dei negozi e della folle vita notturna che (ri)tenta il congiungimento europeo, dall'altro, oltre i ponti che attrversano la Sava e il Danubio, le cicatrici architettoniche senza possibiltà di rimarginazione frutto di un altro sogno infranto: la grande Yugoslavia voluta da Tito. In mezzo, a macchia di leopardo, tentativi di sopravvivenza e lotte giornaliere, povertà diffusa, espedienti e tentativi di normalità. Sguardi fieri ma stanchi, fra ricordi, fierezza e dignità, con ancora la voglia di crederci. Il Blocco 23, uno dei tanti, e Novi Beograd che si perde a vista d'occhio sull'orizzonte. Oggi la parola NOVI/NUOVA appare sinistramente vuota. Svotata dal significato che gli urbanisti del socialismo reale intendevano attribuirgli qualche decenno fa. L'ennesimo sogno tramotato sulla Sava. Queste 12 foto sono una piccola parte di un molto piu' ampio reportage scattato a Belgrado sul finire del 2014.