Noi due

Tra l’immagine e la realtà c’è l’attimo fuggente di un click. Una frazione di secondo in cui si ritrova tutto il segno narrativo del fotografo. Che inquadra il soggetto, scarta il superfluo ed esalta quello - e solo quello - che della realtà vuole fare apparire. Ecco allora, come d’incanto, che l’occhio vede. Vede la fatica nelle mani di due lavoratrici; la spensieratezza di una ragazzina che gioca sotto lo sguardo vigile del suo cane; o la vita – spessa, ruvida, sofferta - nello sguardo stanco, ma fiero, di un’anziana signora, per nulla intimidita dalla macchina fotografica. Istanti di vite possibili, di tutte le vite. Perché ci sia una storia, però, è necessario il dialogo. E che esistano almeno due entità. Il fotografo e il soggetto inquadrato, innanzitutto, o i soli protagonisti dello scatto. Siano essi reali, immaginati o sovrannaturali. L’uno non esiste senza l’altro. Mai. E il bello, in questa storia, è proprio questo.