Women photographers exhibition 2016
LuganoPhotoDays
Carla Sedini
Monnalisa-effect
La relazione fra fotografia e turismo è così stretta che potrebbe sembrare tautologico riflettere sul rapporto che vi intercorre. I più giovani forse non hanno avuto l’occasione di assistere alle ben note proiezioni delle centinaia di diapositive delle vacanze di amici e parenti, ma molti di noi conservano ben salda la memoria del rumore del rullo del proiettore che scattava ad ogni diapositiva: tac, tac, tac.
Oggi quel rumore non lo sentiamo più, ma la produzione di immagini è diventata ormai una pratica quotidiana, tra l’altro non relegata solamente al momento di svago o vacanza. La pratica fotografica, se così vogliamo chiamarla per distinguerla dal lavoro dei professionisti del settore, non è più solamente strumento di memoria (come già nel 1868 Julia Margaret Cameron ci suggeriva con la sua opera Memory) o testimonianza di eventi di rilevanza storico-sociale. La fotografia diventa testimonianza del sé, che si manifesta anche attraverso la testimonianza della propria esperienza, anche di quella più banale.
La velocità e l’economicità che turismo e fotografia hanno subito o conquistato, che dir si voglia, hanno un effetto l’uno sull’altra con conseguenze evidenti e tangibili.
Ho coniato un neologismo per dare un titolo a questo lavoro: Monnalisa-effect. Con questo progetto voglio rendere esplicita e visibile la necessità di essere protagonisti e produttori di quelle foto che servono come prova del “io c’ero”, in particolare di fronte a opere d’arte o luoghi di interesse culturale.
Quello che conta è l’esperienza e testimoniare l’esperienza. I social network, in particolare Facebook, influenzano significativamente questi comportamenti. Non è un’esagerazione affermare che dimostrare l’esperienza ad altre persone è più importante dell’esperienza stessa.