Project Detail: Mater

Contest:

Women photographers exhibition 2016



Brand:

LuganoPhotoDays



Author:

Alessia Curini

 

Project Info

Mater

"Se io apro il mio corpo, affinché voi possiate guardarci il vostro sangue,

è per amore vostro: l'altro"

Gina Pane

L’individuo può esistere sono nel rapporto con l’altro o gli altri, e questa reciprocità si definisce già nella prima fase della vita, nel rapporto tra la madre e il figlio. Questo è la prima forma di rapporto che l’individuo sperimenta, esiste prima della parola, ed è fatto di gesti tra la madre, che ha un suo vissuto, e il figlio, che conosce il perimetro del mondo solo attraverso la madre.

Le immagini vogliono raccontare questo rapporto fatto di umanità e imperfezione, liberando la donna e il suo corpo da quella cornice culturale della “madre tradizionale”, uno stereotipo di donna amorevole e tenera, asessuata e appagata nel suo ruolo di genitrice. La maternità è un’esperienza ordinaria, che vive molto nel non detto, e che nelle convenzioni sociali reprime e nasconde molti aspetti, spesso negativi, di una condizione di radicale e irreversibile cambiamento.

Ripensare la maternità, come vera, incrinando i tabù, significa uscire dall’omogeneità di forme e modelli imposti implicitamente alla donna. Spesso la stessa donna, costruisce un’aspettativa sulla sua immagine di futura madre, influenzata da queste forme e modelli convenzionali, che si rivelano poi del tutto inadeguati ad affrontare una realtà complessa e ambivalente come quella del vivere la genitorialità, diventando madre. Questo costringe la donna, impreparata, a misurarsi con un percorso di confronto con l’altro, il figlio, nel quale la donna deve rimettere in discussione il proprio sé e la propria esistenza, sperimentando i limiti del dolore e del sacrificio, ridefinendo la propria identità di singolo individuo, in funzione della dedizione all’altro, in una imprescindibile condivisione di emozioni, corpo e mente.

Rinegoziare la propria identità, per la donna comporta anche disagio, perché ripensare la propria esistenza lasciando la priorità all’altro, il figlio, è uno sforzo di grande empatia, a senso unico. Il tempo reale è scandito dalle esigenze del figlio, la libertà limitata, il corpo cambia e appassisce, divenendo strumento di vita e nutrimento per il figlio.

Mettere in gioco il punto di vista delle donne sulla maternità, trattando aspetti repressi, non visti, rivela nuove possibilità di percezioni affettive, in una realtà fatta di amore e tenerezza, ma anche di solitudine e sofferenza. La madre diviene tale, quando impara a riconoscere nel figlio un’estensione del proprio sé, sperimentando quel vuoto che nasce dal cambiamento e dalla dipendenza dell’altro, e dall’altro.

In conclusione, maternità significa definire la propria identità in un rapporto di interdipendenza dall’altro e per l’altro, ed è un modello che si rinnova ogni volta che tessiamo e sciogliamo la rete di relazioni nell’arco della nostra vita, raccontando storie di condivisione e divisione, di felicità e sofferenza.

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