Tra parentesi

Pensavo stamattina, mentre preparavo la colazione stamattina a mio figlio, che sono tutti capaci di fare con estrema naturalezza ciò di cui le donne di queste fotografie non sono assolutamente capaci di fare: aprirsi.

Hanno qualcosa che implora d'esplodere, e io sento il loro bisogno di sfogasi, erompere nel loro grido confuso.

Sono donne tra parentesi, dentro una parentesi. E io mi ci infilo dentro in modo che il mondo rimanga fuori, per trovare il silenzio e lasciar fuori la calca fragorosa del quotidiano.

Hanno una grandissimo desiderio di vita, eppure ne hanno paura. Lo vedo dalle loro labbra, dalla luce della loro pelle, dalle cicatrici, dai giochi dei loro capelli, dalle ombre delle loro ossa.

Se mi chiedi di descriverti cosa sentono, non saprei da che parte iniziare, non le so le parole adatte. Parliamo di cose senza nome, quelle cose che nel corso della vita si accumulano sul fondo dell'anima, come sedimenti di un fiume. No, non riuscirei ad essere più precisa a parole, ma ho provato a mettere tutto ciò a fuoco nelle mie fotografie. Smuovendo quel fondo sedimentato nella profondità del loro fiume. Riaprendo e scucendo i punti di sutura per guardare meglio dentro la loro carne.

Fotografare mi fa bene, lo sento. Anche quando fotografo scene tristi, qualcosa in me si tranquillizza.

Quando fotografo mi dimentico perfino la paura di calpestare le righe tra le piastrelle.

Francesca Maccari