Project Detail: Una trottola che gira

Contest:

Women photographers exhibition 2016



Brand:

LuganoPhotoDays



Author:

Laura Legrenzi

 

Project Info

Una trottola che gira

Sarei potuta rimanere nella mia vita esattamente così com’era.

Ho scelto di non restare nella mia vita così com’era, ho scelto di non farmi andare bene una relazione che mi stava logorando l’anima e il cuore e ho scelto di non farmi andare bene nemmeno un luogo felice che per me così felice poi non era. Chissà agli occhi della gente che pazza devo sembrare. Chissà quante donne come me soffocano i loro desideri, i loro sogni per paura di fallire, per paura di osare, per paura di cambiare.

Quante volte idealizziamo e aspettiamo perché è più leggero vivere fantasticando una realtà che non arriverà mai, piuttosto che aprire gli occhi e costruirci un’esistenza come la vorremmo davvero.

Le persone normalmente entrano in una vortice simile ad una trottola che gira, gira, gira. Non vedono che la gabbia azzurra nella quale si sono infilati. La loro unica forza è quella centrifuga che prendono dall’illusione di girare, girare, girare.

La trottola gira, gira, gira e non vedono più nulla, non osservano più niente, si incupiscono e si raggomitolano nella loro stessa credenza di aver capito tutto e si immaginano sereni. Quando l’equilibrio è fondato sulla loro cecità.

Lo sapete che forza ci vuole a scendere dalla trottola sulla quale si sta rovinosamente girando?

Il tempo di una domanda. “Sei felice?”

Sei felice? Mi sono chiesta tante volte se ero felice.

Mi svegliavo la notte guardando il mappamondo, toccando i paesi che sognavo di visitare e pregando che qualcosa o qualcuno mi portasse via da lì.

Eppure restavo.

Era come se salissi su una barca remando faticosamente senza levare gli ormeggi. Alcune volte sono riuscita addirittura ad allentare la forza della corda che mi legava saldamente, ma inevitabilmente la corrente mi riconsegnava al porto. Per me, per lui, per noi era molto più facile restare insieme, infelici, che separati. É meglio così, insieme insoddisfatti, piuttosto che affrontare un distacco. Ma meritiamo, meritavamo, entrambi, molto più di così.

Continuo a domandarmi: quante donne si sentono, si sono sentite e si sentiranno come me?

E allora si può sempre scegliere di restare nelle proprie abitudini e nella propria sofferenza perché almeno la conosciamo e non ci fa più paura. Lo facciamo tutti, o quasi. Ci logora la nostra vita, la nostra autodistruzione, la nostra infelicità, ma è pur sempre meglio e ci incute meno timore di tutto quello che non conosciamo. E poi, sei matta? Come puoi cambiare?

Sono rimasta per anni incastrata in una situazione che mi ha distrutto l’anima e soprattutto il cuore. E non è nemmeno la prima volta. Quante infinite innumerevoli volte dobbiamo cascarci? Non possiamo liberarci dal nostro passato, dalle nostre ombre schiacciando e apponendo sopra una nuova ombra. Non esistono scorciatoie, non esistono persone magiche. L’unica persona magica nel mondo sei tu. Se non soffri non guarirai mai. Con consapevolezza, con fermezza, con sicurezza. Con la certezza che arriverai alla riva giusta, da solo.

Come possiamo scendere al volo dalla trottola senza distruggerci?

Dalla distruzione rinasce ogni cosa. Dalla distruzione si può ricostruire in modo migliore, imparando dai crateri, dalle maestose e dignitose macerie che sono rimaste a ricordaci chi siamo, dagli errori e anche dalle nostre stesse domande. Sei felice? Cosa sognavi da bambino? Quali sono le cose per cui vale la pena vivere? Cosa vorresti fare prima di morire? Quali rimpianti potrebbero logorarti? Cosa puoi fare per cambiare la tua realtà?

Ognuno di noi ha una forza dentro che può ricavare ed usare solo attraverso se stesso. So che puntando i piedi per terra più forte che potevo, con tutta l’energia e la determinazione di cui ero capace ho sollevato un polverone, mi sono bruciata, sono caduta, ho pianto fino ad espellere ogni traccia di dolore che era in me, e alla fine sono riuscita a scendere dalla trottola. Mi sono fermata nella mia coerenza e sono scesa in un aeroporto dove ho riconosciuto i miei sogni, l’amore per la vita, per il mondo, per i viaggi, per la diversità, per la purezza. Ho respirato di nuovo, a pieni polmoni, riprovando la felicità immensa del dimorare nelle cose così come sono.

E allora ho capito che poteva esserci solo una cosa peggiore che partire.

Rimanere.

L'idea del mio progetto è un viaggio senza fine alimentato dalla semplice sete di conoscenza e di curiosità. Vorrei continuare a credere che una donna può viaggiare da sola e sentirsi totalmente appagata da se stessa con una macchina fotografica e solo i suoi sogni in mano. Spero che ogni donna possa trovare quella forza che abbiamo dentro per rendere la propria vita soddisfacente e dignitosa, ribellandosi a tutto quello che la soffoca e la costringe solo per la paura di osare ed essere felice.

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