Women photographers exhibition 2016
LuganoPhotoDays
Camilla Riccò
Come un fiume
C'è chi non ricorda come sia iniziato tutto. La sensazione è di essere entrati nell'acqua solo per bagnarsi i piedi, venendo all'improvviso travolti dalla forza irruenta di un fiume in piena. La violenza dell'acqua non permette di uscire, la corrente diventa sempre più forte, il fiume si ingrossa trascinandoti a fondo.
L'immagine di un fiume si presta come metafora per narrare quel passato di anoressia e bulimia di persone conosciute nel corso del tempo. In pochi hanno chiaro il momento in cui sono diventati schiavi del peso, del cibo, delle calorie e della propria immagine.
Sentiamo spesso parlare di disturbi alimentari, di ragazze che non mangiano, di una magrezza da curare con le flebo, di una modella che muore. Ma che cosa nasconde la fortezza che erige chi ne soffre?
Attraverso le storie di chi l'ha vissuta, questo progetto vuole raccontare il modo in cui il corpo viene trasformato in un regno in cui tiranneggiare liberamente. Erroneamente pensiamo che la magrezza sia l'obiettivo ultimo, in verità è solo l'aspetto manifesto del problema. Non esistono le anoressiche e le bulimiche, esistono solo delle persone che utlizzano il cibo per dire qualcosa e che non sanno come "aprirsi" e "chiudersi" al mondo. L'estenuante disciplina che mettono in atto vuole congelare il corpo per esigenza di un governo totale, mirando a ripristinare la padronanza di sè. La difficoltà ad avere un controllo sull'altro, si trasforma in un controllo sul corpo, che diviene esso stesso un altro su cui rivalersi. Domare l'appetito diventa un modo per dimostrarsi la capacità di governo su ciò che appare ingovernabile : la fame. Ma non basta ricominciare a mangiare. Non basta smettere di vomitare. Non basta aspettare che tutto torni nell'ordine. Niente cambia se non si scava dentro, là dove fa più male, per dare un senso al disturbo integrandolo nella propria vita.
Il comune denominatore delle storie ascoltate è la guerra che si scatena dentro. Violenta, crudele, costante. Come in un mosaico, questo progetto è composto da tanti piccoli tasselli, e solo osservando con sguardo ampio è possibile cogliere la totalità di quel che si cela dietro un disturbo alimentare.
(Le didascalie delle singole immagini sono estratti dei diari e delle confidenze dei soggetti che ho conosciuto e fotografato).