Condannati

Gusci vuoti, senza occhi per piangere. Spalancati, occhi spalancati.

Sparateci allora! Metteteci al muro!
Piuttosto. È meglio, fa meno male
Meno male che vedere negli occhi dei nostri figli,
lucidi di pioggia, di lacrime, di riso,
nei loro occhi riflesso il sogno di un mondo che era e non è più,
e forse nemmeno era, o era solo illusione ben fatta.

Fa male vedere che ci credono e che sono già stati condannati.

Oggi tocca ai figli degli altri la pena più grande, ai figli di quelli che scappano nel sudore, nel freddo, nella fame, nella sete, nella paura, nel terrore .
Disperati e i figli che gli asciugano le lacrime, che gli danno il pane. Hanno gli occhi vuoti i padri, le bocche riarse le madri.
E i figli danno saliva e sangue, battiti di cuore, vita.
La loro.
Per salvarsi tutti. Salvare chi è già stato condannato.
E noi guardiamo, da qui, il deserto che ci invade, che è già sabbia sotto i piedi.

Anche se ancora ci sono i prati e le margherite, il vento e la neve, il sole da tuffarcisi nella luce calda, il mare a rinfrescare la pelle, la pioggia a lavare via lo sporco dalle strade dell’anima.

Abbiamo sognato, solo sognato.
Il sogno sbagliato, il sogno malato, schiavi ubbidienti di quel sogno dove essere non conta, conta avere e, come tanti piccoli meschini monarca, conta il costume di scena, la presenza sul palcoscenico della vita.

Il sogno che avete voluto farci sognare.

Disciplinati schiavi, diligenti, a scrivere pagine di regole,
prigionieri senza catene e senza sbarre, prigionieri leggeri, schiavi contenti di raccattare briciole come piccioni.

Oggi tocca a loro il peggio.
Noi guardiamo il deserto avanzare…
E proviamo a chiudere gli occhi.
Senza mai incrociare lo sguardo dei nostri figli.

Metteteci al muro e sparateci piuttosto, ma levateci l’orrore, l’impotenza di fronte all’orrore.
Se davvero siete tanto potenti…

Perchè ormai siamo sempre in di più ad essere svegli.